Tutto comincia dal porto. Valparaíso è nata dal mare, e ancora oggi il suo cuore batte tra i moli, dove i pescatori scaricano le reti e i gabbiani urlano sopra le teste dei turisti. Un tempo, questo era il porto più importante del Pacifico, un crocevia di mercanti, marinai e sognatori. Oggi, anche se i grandi transatlantici hanno spostato le loro rotte altrove, l’anima marinara della città è ancora viva. Passeggiare lungo il Molo Barón al tramonto, con le luci dei bar che si accendono e il profumo di pesce fritto nell’aria, è come fare un viaggio nel tempo.

Ma Valparaíso è famosa soprattutto per i suoi murales. Sono dappertutto: sui muri delle case, sulle scale, persino sui container abbandonati. Ogni opera racconta una storia: c’è chi dipinge i volti dei desaparecidos, chi omaggia il poeta Pablo Neruda (che visse qui e amò questa città), chi rappresenta la lotta dei lavoratori del porto. I murales non sono solo decorazione: sono la voce della città, un modo per urlare al mondo che Valparaíso esiste, resiste e non si omologa. Il quartiere Cerro Alegre è il posto migliore per ammirarli: le sue strade lastricate, i suoi ascensori storici (i funiculares, che risalgono al XIX secolo) e le case in legno dipinte di mille colori fanno da cornice a questa galleria d’arte a cielo aperto.

Salire sui cerros (le colline) è un’esperienza obbligatoria. Ogni collina ha il suo carattere: Cerro Concepción, con i suoi caffè bohémien e le viste mozzafiato sulla baia; Cerro Bellavista, dove si trova la casa-museo di Pablo Neruda, La Sebastiana, un luogo magico dove il poeta scriveva guardando l’oceano; Cerro Polanco, meno turistico ma altrettanto affascinante, con i suoi vicoli stretti e i gatti che sonnecchiano al sole. Salire a piedi è faticoso, ma ne vale la pena: ad ogni curva, si scopre un nuovo angolo, un nuovo murales, una nuova vista che toglie il fiato.

Valparaíso è anche una città di musica e poesia. Nei bar del centro, come il Bar Cinzano o il Puerto Madero, si suonano ancora le cuecas e le tonadas, i ritmi tradizionali cileni, mentre i poeti leggono le loro opere ai tavolini all’aperto. La città ha ispirato artisti come Violeta Parra e Victor Jara, e ancora oggi è un rifugio per musicisti, pittori e scrittori in cerca di ispirazione. Non è un caso che qui si tenga ogni anno il Festival Internacional de Poesía, dove poeti da tutto il mondo vengono a leggere le loro opere tra le strade e i teatri della città.

Ma Valparaíso non sarebbe la stessa senza il suo lato malinconico e decadente. Ci sono edifici fatiscenti che sembrano resistere solo per orgoglio, magazzini abbandonati dove il tempo si è fermato, e un’aria di nostalgia che permea tutto. È una città che ha conosciuto la ricchezza e poi la decadenza, che ha visto passare marinai, artisti e rivoluzionari, e che oggi si reinventa attraverso l’arte e la cultura. È questo mix di gloria passata e creatività attuale che la rende così affascinante.

La sera, Valparaíso si trasforma. I locali del Barrio Puerto si riempiono di gente, e nei bar clandestini (come il Bar Cinzano, che è anche un negozio di liquori) si beve il pisco sour ascoltando musica dal vivo. I ristoranti servono chorrillana (un piatto a base di carne e cipolle) e ceviche, mentre i tavolini sui marciapiedi si riempiono di chiacchiere e risate. È in questi momenti che si capisce davvero l’anima di Valparaíso: una città che, nonostante tutto, non smette mai di sorridere.

Valparaíso non è perfetta. È caotica, un po’ fatiscente, a volte difficile da amare. Ma è proprio per questo che non si può dimenticare. Perché è una città che ti entra sotto la pelle, con i suoi colori, i suoi suoni, il suo odore di mare e pittura fresca. È un luogo dove l’arte è ovunque, dove la storia si mescola con il presente, e dove, anche solo per un giorno, ti senti parte di qualcosa di unico e irripetibile.